Critique de "Marthe Baraquin" dans la revue italienne Poesia (1909)
Voici un document très intéressant, transmis par Mikaël Lugan (Les Petites Revues) : une chronique italienne de l'édition française du roman "Marthe Baraquin".
Publiée dans le n°7-8-9 d'août-septembre-octobre 1909 de la revue Poesia, à laquelle collaborait F. T. Marinetti, cette critique est signée Paolo Buzzi (rubrique "Toute la Lyre").
Je ne tente pas de traduction de ce texte : l'italien est en dehors de mon domaine de compétences et les traducteurs automatiques ne sont pas fiables... Voici donc, pour une meilleure lisibilité, la retranscription de ce texte dans sa version originale :
J.-H. Rosny (aîné). — Marthe Baraquin — Paris ; Plon.
Parlare di J.-H. Rosny aîné, uno dei maestri del Futurismo, illustre membro dell'Accademia Goncourt, l'autore di quei forti romanzi di costumi e d'amore, di quei singolarissimi romanzi preistorici e di quegli epici romanzi sociali che sono altrettanti capolavori di alta genialità creativa, sembrami, ormai, cosa inutile. Marthe Baraquin è il libro di un verista meravigliosamente acuto. La donna povera e bella e prodiga trova ancora uno de' suoi poemi dolorosi. Il romanzo ha realmante pagine brutali e feroci ; il maschio vi fa la parte tragicamente vile e necessaria. Ma, nell'insieme, l'opera è di uno splendore morale che affascina e commove. Vi è, diffusa per la narrazione limpida, una tale quantità di veri, che il nostro spirito si addentra nella lettura corne attraverso la eterna storia umana. Fare, dell'arte, della vita. Ecco la grande infallibile formula dello scrittore che richiama i metodi gloriosi di Flaubert e dei Goncourt. E nascono libri che documentano in misura perfetta il tempo in cui viviamo, che ne danno, con prodigiosa semplicità di mezzi, l'enorme intero profilo diabolico, il meccanismo di tutte le incoscienze e di tutte la sensibilità.
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